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Contemporaneamente a queste realtà, appaiono evidenti, d’altra parte, gli sforzi del governo imperiale di trasformare le istituzioni di origine ancora repubblicano-augusteo, atte a garantire il controllo dei territori di più o meno recente conquista in una maglia fitta, complessa ed omogenea di ramificazioni locali del potere, destinate, almeno nelle intenzioni, a rendere sistematica la raccolta delle risorse provenienti dalla tassazione delle persone e delle terre, al fine di fornire alle popolazioni i servizi essenziali su scala locale e globale, e la protezione militare. Questo embrionale “patto sociale” insito nelle riforme amministrative, fiscali e militari avviate dai Severi (193-235), e portate a ulteriori sviluppi da Diocleziano e Costantino, pur se naufragato in conseguenza delle inefficienze e della corruzione dilagante all’interno della macchina imperiale, costituisce una delle grandi novità del mondo del cosiddetto tardo impero romano: una novità che solo l’esperienza delle grandi democrazie occidentali dell’età contemporanea riuscirà a riproporre, liberandola dal pesante fardello coercitivo concepito allora per garantirne il funzionamento.
L’audi della lezione:
1 – https://www.spreaker.com/user/12606525/la-crisi-del-mondo-antico-parte-2
2 – https://www.youtube.com/watch?v=4GkQp_anPRU&feature=youtu.be