Temporale di Giovanni Pascoli
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L’entrata del mondo islamico come interlocutore costante nella vita di una significativa parte dell’Italia rappresenta, da un lato, un’ulteriore rottura nella storia della penisola (per le inedite peculiarità di questo nuovo interlocutore), dall’altro è una conferma della forte proiezione mediterranea di questa area geografica; proiezione, che – senza aver conosciuto sostanziali soluzioni di continuità – in un frangente storico, rinnovandosi, si rinvigorisce. Altrettanto si può dire della presenza bizantina in vaste fasce dell’Italia meridionale, mai venuta meno del tutto, intensificatasi a partire dal secolo X e protrattasi sino al terzo quarto del secolo XI, la cui alterità rispetto le aree dell’Italia centro-settentrionale è stato prevalentemente inquadrata (e, ciò che più conta, divulgata in sede di formazione storica di base, anche a livello scolastico-universitario) in rapporto al dinamismo delle potenze europee-occidentali impegnate nella riduzione ai minimi termini di essa o nella sua totale eliminazione, prescindendo del tutto dalla prospettiva dei cicli di espansione e contrazione del mondo bizantino. L’arrivo dei Normanni nell’Italia del Sud e la loro affermazione definitiva sull’ultimo scorcio dell’XI secolo definiscono per la prima volta nella storia italiana uno spazio politico-istituzionale unitario per il meridione, e allo stesso tempo in cui nel settentrione d’Italia l’inquadramento del regno, poggiante sulle basi gettate dalla geografia della conquista longobarda d’Italia, perde definitivamente la sua coerenza, ad opera delle forze locali – soprattutto cittadine – che ne erodono la capacità di controllo territoriale. Si leva il sipario alla svolta di questo tornante cronologico, su quello scenario delle “due Italie”,prospetto inizialmente in sede di pubblicistica meridionalista e ulteriormente definito in sede storiografica, che rappresenterà una costante strutturale della storia della penisola proiettata sui secoli a venire.