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26 Ottobre 2022Vita, poetica ed opera di Rainer Maria Rilke
Rilke
Vita ed opera di Rainer Maria Rilke
La nascita
Rainer Maria Rilke, il cui nome esatto è René Karl Wilhelm Johann Joseph Maria Rilke, è nato a Praga, allora Boemia absburgica, il 4 dicembre 1875
Perché studiare Rilke
Non c’è un autore tedesco che abbia incarnato in sé meglio il passaggio dal secolo XIX al XX come Rilke. Infatti, senza conoscere la poesia di Rilke, non potremmo capire a pieno come si siano coniugate in Germania correnti di pensiero come la ripresa del valore intrinseco della poesia, la perdita della fiducia nella scienza e in ogni verità, il neoromanticismo, il simbolismo (di origine francese, lesse infatti i grandi simbolisti francesi da Baudelaire fino a Valery, passando per Verlaine, Rimbaud e Mallarmé), l’impressionismo (perché il soggetto-poeta che osserva la realtà diventa importante, perché la realtà è filtrata dai suoi occhi e dalle sue capacità percettive), il decadentismo in poesia, la tensione spirituale e religiosa verso Dio, alla ricerca di Dio, non incarnato però in alcuna appartenenza ad una religione strutturata.
Poesia “Dio”
Non attender che Dio su te discenda
e che ti dica: Sono.
Senso alcuno non ha quel Dio che afferma
l’onnipotenza sua.
Sentilo tu, nel soffio ond’ei ti ha colmo
da che respiri e sei.
Quando, non sai perché, ti avvampa il cuore,
è Lui che in te si esprime.
Le origini
Josef Rilke, padre di Rainer, era un capotreno. Sophie Entz, sua madre, era la figlia di un importante funzionario di banca. Sebbene Rilke sia nato nell’attuale Repubblica Ceca, si spostò in varie città europee tra cui Berlino e Monaco.
Rilke è nato di origine austro-ungarica.
I primi anni della sua vita
Durante i primi cinque anni della sua vita, la madre di Rilke lo aveva vestito da ragazza. Ciò era dovuto alla perdita di una bambina, un anno prima della nascita di Rilke… Sua madre lo chiamò Sophie finché non arrivò per lui il momento di frequentare la scuola. Anche se la madre di Rilke aveva una così grande responsabilità per i traumi infantili di Rilke, fu lei a incoraggiarlo a leggere e scrivere poesie.
“Dovevo indossare dei bei vestiti lunghi e fino a quando ho iniziato la scuola andavo in giro come una ragazzina. Penso che mia madre abbia giocato con me come se fossi una bambola grande”.
L’influenza del padre
Anche dopo la separazione familiare, per volere del padre, Rilke fu inviato all’accademia militare di St. Pölten e Mahrisch-Weisskirchen fino al 1891, nell’intento di realizzare il sogno che suo padre non aveva saputo realizzare per se stesso, di diventare un ufficiale. Dopo che si palesò la sua incompatibilità con la carriera militare, Rilke frequentò una scuola tecnica di ragioneria a Linz, in Austria.
Il Debutto poetico
La prima opera di Rilke, intitolata Leben und Lieder (Vita e canzoni), fu pubblicata nel 1894.
Nel 1895, Rilke andò a studiare all’Università Carolina di Praga.
Verso la fine del 1895, Rilke pubblicò la sua seconda serie di opere, Larenopfer (il Sacrificio di Laren).
Poco dopo, nel 1896, fu pubblicata la sua terza raccolta, Traumgekrönt (Sogno coronato).
Perché leggere Rilke
Non c’è una risposta razionale a questa domanda. La risposta viene spontaneamente dalla corrispondenza delle parole di Rilke con quanto di più profondo intuiamo sull’essenza della poesia, e, soprattutto, della vita. Rilke dà alla parola un peso specifico importante, perché rimanda ad altro, cioè non è una parola che descrive realisticamente le cose ma che sottende significati multipli. Il poeta non offre una chiave di lettura della poesia. Deve essere il lettore a ricostruire la poesia.
Il primo amore di Rilke
Nel 1896 Rilke iniziò i suoi studi di Filosofia all’Università di Monaco.
Nello stesso anno incontrò Lou Salomé, una scrittrice russa di quattordici anni più grande di lui. Si innamorò di lei poco dopo.
Nel 1897, René cambiò il suo nome in Rainer. Quello stesso anno decise anche di seguire Salomé a Berlino.
“Essere amati significa essere consumati. Amare è dare luce con olio inesauribile. Essere amati è passare, amare è sopportare”.
Spegni i miei occhi: io ti vedrò lo stesso,
“Spegni i miei occhi: io ti vedrò lo stesso,
sigilla le mie orecchie: io potrò udirti,
e senza piedi camminare verso te
e senza bocca tornare a invocarti.
Spezza le mie braccia e io ti stringerò
con il mio cuore che si è fatto mano,
arresta i battiti del cuore, sarà il cervello
a pulsare e se lo getti in fiamme
io ti porterò nel flusso del mio sangue.”
(Rainer Maria Rilke per Lou von Salomé)
Rainer Maria Rilke, Poesie d’amore
Poetica di Rilke
Rainer Maria Rilke è stato unico nei suoi sforzi di espansione della sfera della poesia attraverso nuovi usi della sintassi e delle immagini, in una filosofia estetica che rifiutava i precetti cristiani e si sforzava di conciliare bellezza e sofferenza, vita e morte. Come ha osservato C. M. Bowra in “Rainer Maria Rilke: Aspetti della sua mente e poetica” : “Laddove altri hanno trovato un principio unificante per se stessi nella religione o nella moralità o nella ricerca della verità, Rilke ha trovato il suo nella ricerca delle impressioni e nella speranza che queste potessero essere trasformate in poesia… Per lui l’arte era ciò che contava di più nella vita.
Nel 1898 Rilke trascorse un po’ di tempo a Firenze. Diceva della città:
“… All’inizio mi sentivo così confuso che riuscivo a malapena a separare le mie impressioni, e pensavo di annegare nelle onde che si infrangono in uno splendore estraneo.”
Fase di passaggio per Rainer: una storia d’amore di breve durata, un’abbondanza di esperienza
Sebbene la relazione di Rilke con Salomé sia durata meno di due anni, i due sono rimasti legati e hanno viaggiato insieme, insieme al nuovo marito di Salomé, in Russia nel 1899.
Questa fu l’occasione per Rilke di incontrare Tolstoj.
Rilke rimase colpito da ciò che aveva appreso della letteratura russa in quel periodo.
Dai suoi viaggi in Russia è nato un nuovo libro di poesie. Sebbene Das Stunden Buch, il Libro delle Ore, non sia stato pubblicato fino al 1905, rifletteva il suo tempo trascorso in Russia con Nietzsche e Salomé.
Cerchi che si tendono sempre più ampi
Cerchi che si tendono sempre più ampi
sopra le cose è la mia vita.
Forse non chiuderò l’ultimo,
ma voglio tentare.
Giro attorno a Dio, all’antica torre,
giro da millenni;
e ancora non so se sono un falco, una tempesta
o un grande canto.
(dal Libro delle ore)
Ich bin du ìngstlicher
Ich bin du ìngstlicher. Ho paura
Hörst du mich nicht mit allen meinen Sinnen an dir branden?
Non mi senti picchiare su di te con tutti i miei sensi?
Meine Gefühle, welche Flügel fanden,umkreisen weiß dein Angesicht.
I miei sentimenti, che hanno trovato le ali, circondano il tuo volto bianco.
Siehst du nicht meine Seele, wie sie dicht vor dir in einem Kleid aus Stille Steht?
Non vedi la mia anima in piedi vicino a te in un abito di silenzio?
Reift nicht mein meiliches Gebetan deinem Blicke wie an einem Baum?
La mia cara preghiera non matura nei tuoi occhi come su un albero?
Wenn du der Träumer bist, bin ich dein Traum.
Se sei il sognatore, io sono il tuo sogno.
Doch wenn du wachen willst, bin ich dein Wille und werde mächtig aller Herrlichkeit
Ma se vuoi vegliare, io sono la tua volontà e divento potente in tutta la gloria
und ründe mich wie eine Sternenstille
e intorno a me come una quiete stellata
über der wunderlichen Stadt der Zeit.
sulla meravigliosa città del tempo.
(dal Libro delle ore)
Il risveglio del vento
Mi sono risvegliato, come solo mi accadeva da bambino,
così sicuro e fiducioso,
dopo ogni notte e ogni angoscia,
di poterTi nuovamente contemplare.
Io so, se appena il mio pensiero Ti misura,
quanto profondo e lungo e quanto vasto-:
ma Tu sei, sei e sei,
e il tempo trema attorno a Te.
Il matrimonio
Nel 1900, Rainer incontrò Clara Westhoff, allieva di Rodin, e la sposò l’anno successivo.
Lo stesso anno in cui i due si sposarono, nacque la figlia di Rilke, Ruth.
Il matrimonio di Rilke con Westhoff fu di breve durata, ma non divorziò mai.
Rilke a Parigi
Nel 1902, Rilke si dirige a Parigi e si unisce a una colonia artistica a Worpswede.
Sua moglie, una scultrice, consente a Rilke di presentarsi a Rodin, di cui alla fine diventa il segretario.
Lettere ad un giovane poeta
Prima lettera: Parigi, 17 febbraio 1903
Mi domandate se i vostri versi sono buoni. Lo domandate a me. Lo avete già domandato ad altri, li mandate alle riviste, li confrontate con altri poemi e vi allarmate quando certe redazioni scartano i vostri tentativi poetici. D’ora innanzi (poiché mi avete permesso di consigliarvi) vi prego di rinunziare a tutto ciò. Il vostro sguardo è volto verso l’esterno. È questo, anzitutto, che non dovete più fare. Nessuno può portarvi consiglio o aiuto, nessuno. Entrate in voi stesso, cercate il bisogno che vi fa scrivere: esaminate se trae le sue radici dal profondo del vostro cuore. Confessate a voi stesso: morireste se vi fosse vietato di scrivere? Questo, anzitutto, chiedetevi nell’ora più silenziosa della vostra notte: “Sono veramente costretto a scrivere?”. Scavate dentro di voi in cerca della più profonda risposta. Se questa risposta sarà affermativa, se voi potrete far fronte a una così grave domanda con un forte e semplice: “io devo”, allora costruite la vostra vita secondo questa necessità.
(da Lettere ad un giovane poeta)
Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.
(da Lettere ad un giovane poeta)
“Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate;
accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza;
ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti.
E se anche foste in un carcere, le cui pareti non lasciassero filtrare alcuno dei rumori del mondo fino ai vostri sensi – non avreste ancora sempre la vostra infanzia, questa ricchezza preziosa, regale, questo tesoro dei ricordi?
Rivolgete in quella parte la vostra attenzione.
Tentate di risollevare le sensazioni sommerse in quel vasto passato; la vostra personalità si confermerà, la vostra solitudine s’amplierà e diverrà una dimora avvolta in un lume di crepuscolo, oltre cui passa lontano il rumore degli altri.
Sempre l’augurio che possiate trovare assai pazienza in voi da sopportare e assai semplicità da credere; che possiate acquistare sempre più fiducia in quello ch’è difficile e nella vostra solitudine tra gli altri.
E per il resto lasciatevi accadere la vita.
Credetemi: la vita ha ragione, in tutti i casi.
Non vi osservate troppo.
Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade;
lasciate che semplicemente vi accada”.
(da Lettere ad un giovane poeta)
Durante la sua permanenza in Francia, Rilke lavora ad un nuovo, Das Buch der Bilder (1902-1906) = Il libro delle immagini.
Nel 1903, però, Rodin aveva già ispirato il nuovo lavoro di Rilke…Neue Gedichte = Nuove poesie
Rilke rimase colpito dal modo in cui Rodin lavorava duramente per rinnovare l’ arte.
Gli scritti di Rilke di questo periodo erano indicativi di un passaggio dalle poesie “non sui sentimenti, ma sulle cose che aveva provato”.
La sua nuova poesia era molto concentrata sull’interiorità e, sebbene abbia cambiato il suo stile poetico, non si è mai veramente convertito al modernismo o all’estetismo.
Non è nemmeno assimilabile all’espressionismo. Infatti, può essere considerato “l’ultimo simbolista” perché l’esplosione dell’espressionismo tedesco non aveva avuto un impatto profondo sui suoi scritti.
Come potrei
Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla oltre te, all’infinito?
Potessi nasconderla in un angolo
sperduto nelle tenebre;
un estraneo rifugio silenzioso
che non seguiti a vibrare
se vibra il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me insieme
ci tende come un arco
che da due corde un suono solo rende
Su quale strumento siamo tesi,
e quale grande musicista ci tiene nella mano?
O dolce canto.
da Nuove poesie
Dinggedicht
Nel suo saggio “L’origine dell’opera d’arte” (1935), Martin Heidegger postula che le opere d’arte devono essere intese nella loro entità e che in esse si riproduce “l’essenza generale delle cose” (Heidegger 1977, 22). Per illustrare questo postulato, applica questa definizione al periodo centrale dell’opera di Rainer Maria Rilke, in particolare quello delle Nuove Poesie (1907 e 1908). Nella “poesia delle cose”, Dinggedicht, oggetti e immagini non sono semplicemente descritti, ma trasformati in “oggetti artistici”, esteticamente vissuti attraverso associazioni analogiche e condensazioni metaforiche. Una poesia delle cose è una forma poetica, che ha come soggetto la descrizione meticolosa di un oggetto, animato o inanimato, descritto da un punto di vista distante, spesso dissociato.
Dodici anni di silenzio
Dopo Parigi, Rilke viaggiò in tutta Europa, cercando di trovare dimora in molte città diverse.
Nel 1910, Rilke produsse Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge, Le annotazioni Malte, un’opera che lo prosciugò creativamente.
Sarebbero passati altri dodici anni prima che proponesse al pubblico una nuova opera.
Nel 1910, Rilke fece visita alla sua amica, la principessa Marie von Thurn und Taxis (Hohenlohe) a Duino, nel suo castello al largo della costa adriatica. Vi tornò l’anno successivo…
Prima elegia
Chi se io gridassi mi udirebbe mai
dalle schiere degli angeli ed anche
se uno di loro al cuore
mi prendesse, io verrei meno per la sua più forte
presenza. […]
Ogni angelo è tremendo.
Nel secondo decennio del secolo
Prima di tornare al castello dove i suoi pensieri volavano liberamente, partecipò a un congresso psicologico a Monaco, con la sua carissima Lou Salomé.
È qui che Rilke conobbe Sigmund Freud.
A Duino le idee di Rilke scorrevano e il suo capolavoro stava nascendo. Il suo secondo viaggio a Duino, però, fu interrotto bruscamente. Soffiavano venti di guerra e, nel 1913, Rilke fu costretto a tornare in Germania per prestare servizio militare.
Al suo ritorno in Germania, molti dei suoi beni e averi a Parigi furono sequestrati.
“Chi non acconsente in qualche tempo, con determinazione determinata, alla terribilità della vita, e neppure in essa si esalta, non si impossessa mai della pienezza inesprimibile della potenza della nostra esistenza.”
Gli ultimi anni
Dopo aver lasciato l’esercito, Rilke decise di stabilirsi a Muzot, in Svizzera.
Qui finì le sue Duineser Elegien, Elegie duinesi, su cui aveva lavorato per dieci anni, sin dalle sue visite al castello.
Nello stesso anno, il 1922, Rilke compose Die Sonette an Orpheus, I sonetti su Orfeo, scritto in sole due settimane, ma una delle sue opere più famose.
Durante gli ultimi anni della vita di Rilke in Svizzera, il suo compagno fu l’artista Baladine
Rilke soffrì negli ultimi anni della sua vita, nella sua battaglia contro il cancro. Morì di leucemia il 29 dicembre 1926 a Valmont, in Svizzera.
“Ciò che ci viene richiesto è che amiamo la sofferenza e impariamo ad affrontarla. Nella sofferenza ci sono le forze amiche, le mani che lavorano su di noi.
Proprio nella sofferenza dobbiamo avere le nostre gioie, la nostra felicità, i nostri sogni:
lì, nell’abisso di questo sfondo, spiccano, lì per la prima volta vediamo quanto sono belli”.