Inno a Venere
27 Gennaio 2019Ad Angelo Mai
27 Gennaio 2019Vita, opere, testo e commento di alcune poesie di William Butler Yeats (1865-1939) di Carlo Zacco
William Butler Yeats (1865 – 1939)
Premio Nobel nel 1923. Nasce Sandymount, un paesino nei pressi di Dublino nel 1865. Compie i primi studi a Londra, dove il padre cerca di affermarsi come pittore e il giovanissimo William trascorrerà anni difficili. A 18 anni torna a Dublino dove si iscriverà all’accademia d’Arte, che abbandonerà per dedicarsi agli studi letterari.
Nella giovinezza si dedica anch’egli alla pittura, come il padre, e dipinge alla maniera dei pre-raffaelliti, secondo un gusto tardo romantico di recupero di un contatto più schietto con la natura, che secondo gli artisti dell’epoca era tipico dei pittori italiani precedenti a Raffaello.
A circa vent’anni inizia a dedicarsi all’esoterismo e alle arti magiche, che sarà un interesse per tutta la sua vita; nel 1917 sposa Georgina Hyde-Lees, una nota medium, e poco dopo scriverà un trattato su questo argomento intitolato A vision.
Importante nella sua vita e nella sua poetica sarà l’amore non corrisposto per Maud Gonne, attivista impegnata nella causa irlandese.
- Yeats si può collocare nel filone dei simbolisti che fanno riferimento a Mallarmé, ma mentre il simbolismo francese tende al soggettivismo, in Yeats è forte la presenza della mitologia celtica; nella sua poesia è sempre presente un sostrato mitologico condiviso, la sua simbologia farà sempre riferimento a immagini prese da questo sostrato, e sarà dunque oggettivo e condiviso, contrariamente a quello di Mallarmè e dei simbolisti francesi che tendono al soggettivismo .
La rosa del mondo
E’ contenuta nella raccolta The Countess Cathleen del 1892, periodo giovanile in cui sono presenti caratteri di estetismo che si risolve in immagini languide e languidi musicalismi.
- Il tema di questa poesia è la ‘bellezza’, concepita come una sorta di forza superiore, eterna, incomprensibile, cui tutte le creature debbono inchinarsi.
Il tono è elevato, e la bellezza viene associata immediatamente all’idea del sacro: è una specie di creatura privilegiata di Dio: per lei si compiono tutti i prodigi (1); lei sopravvive al trascorrere degli uomini e delle cose (2); a lei persino gli Arcangeli devono inchinarsi (3).
E’ utile sapere che in quegli anni per Yates la bellezza era fisicamente incarnata per Maud Gonne, a cui è dedicata anche la prossima poesia.
The rose of the world
Who dreamed that beauty passes like a dream? For these red lips, with all their mournful pride, Mournful that no new wonder may betide, Troy passed away in one high funeral gleam, And Usna’s children died.
We and the labouring world are passing by: Amid men’s souls, that waver and give place Like the pale waters in their wintry race, Under the passing stars, foam of the sky, Lives on this lonely face.
Bow down, archangels, in your dim abode: Before you were, or any hearts to beat, Weary and kind one lingered by His seat; He made the world to be a grassy road Before her wandering feet. “The Rose of the World” is reprinted from The Rose. W.B. Yeats. 1893 |
Chi sognò che bellezza trascorre come un sogno?
Per queste labbra rosse, con tutta la loro fierezza dolente, Dolente che nessun nuovo prodigio possa accadere, Troia passò in alto funereo splendore, E i figli d’Usna perirono. * Noi e il mondo travaglioso trascorriamo: Fra le anime degli uomini, che ondeggiano e si traggon da parte Come pallide acque nel loro corso invernale, Sotto le stelle trascorrenti, spuma del cielo, Sempre vive quest’unico volto. * Inchinatevi, arcangeli, nella vostra dimora in penombra: prima che voi foste, prima che un cuore palpitasse, Benigna e languida una indugiava presso al Suo seggio; Ei fece il mondo perché fosse erbosa via Dinnanzi ai piedi errabondi di lei. |
Quando tu sarai vecchia
When you are old and gray and full of sleep And nodding by the fire, take down this book, And slowly read, and dream of the soft look Your eyes had once, and of their shadows deep; How many loved your moments of glad grace, And loved your beauty with love false or true; But one man loved the pilgrim soul in you, And loved the sorrows of your changing face. And bending down beside the glowing bars, Murmur, a little sadly, how love fled 10 And paced upon the mountains overhead, And hid his face amid a crowd of stars. |
Traduzione di Montale
Quando tu sarai vecchia, tentennante tra fuoco e veglia prendi questo libro, leggilo senza fretta e sogna la dolcezza 4 dei tuoi occhi d’un tempo e le loro ombre. Quanti hanno amato la tua dolce grazia di allora e la bellezza di un vero o falso amore. Ma uno solo ha amato l’anima tua pellegrina 8 e la tortura del tuo trascolorante volto. Cùrvati dunque su questa tua griglia di brace e di’ a te stessa a bassa voce Amore ecco come tu fuggi alto sulle montagne 12 e nascondi il tuo pianto in uno sciame di stelle. |
Traduzione in francese
Quand vous serez bien vieille, au soir, à la chandelle, Assise aupres du feu, devidant et filant, Direz, chantant mes vers, en vous esmerveillant : Ronsard me celebroit du temps que j’estois belle. Lors, vous n’aurez servante oyant telle nouvelle, Desja sous le labeur à demy sommeillant, Qui au bruit de mon nom ne s’aille resveillant, Benissant vostre nom de louange immortelle. Je seray sous la terre et fantaume sans os : Par les ombres myrteux je prendray mon repos : Vous serez au fouyer une vieille accroupie, Regrettant mon amour et vostre fier desdain. Vivez, si m’en croyez, n’attendez à demain : Cueillez dés aujourd’huy les roses de la vie.
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La donna amata viene immaginata nel tempo della vecchiaia, quando avrà perso la sua bellezza e si ricorderà che, fra tanti, uno solo ne ha amato l’anima, e non solo l’apparenza.
Chiaramente ispirata ad un famoso sonetto di Pierre de Ronsard (1524 – 1585), il quale è bel presente anche nella mente del traduttore, Montale, il quale traspone liberamente l’ultima quartina dalla terza alla seconda persona (‘tu fuggi’).
L’originale inglese ha la forma del sonetto Elisabettiano, ma manca del distico finale. La prima quartina è la traduzione esatta dal francese.
I cigni selvaggi di Coole
The Wild Swans at Coole
The trees are in their autumn beauty, The woodland paths are dry, Under the October twilight the water Mirrors a still sky; Upon the brimming water among the stones Are nine-and-fifty swans.
The nineteenth autumn has come upon me Since I first made my count; I saw, before I had well finished, All suddenly mount And scatter wheeling in great broken rings Upon their clamorous wings.
I have looked upon those brilliant creatures, And now my heart is sore. All’s changed since I, hearing at twilight, The first time on this shore, The bell-beat of their wings above my head, Trod with a lighter tread.
Unwearied still, lover by lover, They paddle in the cold Companionable streams or climb the air; Their hearts have not grown old; Passion or conquest, wander where they will, Attend upon them still.
But now they drift on the still water, Mysterious, beautiful; Among what rushes will they build, By what lake’s edge or pool Delight men’s eyes when I awake some day To find they have flown away? |
Gli alberi sono nella loro autunnale bellezza,
i sentieri del bosco sono asciutti, nel crepuscolo d’ottobre l’acqua riflette un cielo immobile; sull’acqua colma fra le pietre, stanno cinquantanove cigni.
Già diciannove autunni mi raggiunsero da quando li contai la prima volta; li vidi, prima che finissi il conto, tutti di colpo sollevarsi e sperdersi rotando in grandi cerchi interrotti sulle ali rumorose.
Ho ammirato quelle creature splendenti e ora è triste il mio cuore. Tutto è cambiato da quando io, ascoltando la prima volta, su questa riva, al crepuscolo, lo scampanare delle loro ali sopra il mio capo, camminavo con passo più leggero.
Senza ancora saziarsi, amata e amante, remano nelle fredde correnti amiche, o scalano l’aria; i loro cuori non sono invecchiati; passione o conquista, dovunque vadano errando, tuttora li accompagna.
Ma ora galleggiano sull’acqua immobile, misteriosi, bellissimi. Fra quali giunchi nidificheranno, sulle sponde di quale lago o stagno delizieranno occhi umani quando un giorno, svegliandomi, mi accorgerò che son volati via? |
E’ una poesia tratta dall’omonima raccolta del 1917. Già nel 1914 Yates aveva composto la raccolta Responsabilities, in cui affronta temi sociali d’attualità, come era immancabile nell’Irlanda di quel periodo, marcando uno stacco con la poesia postromantica precedente.
Questo componimento è ispirato ad una delle tante visite di Yates a Lady Augusta Gregory, donna attiva nelle questioni politiche irlandesi e co-fondatrice, insieme al poeta, del teatro nazionale irlandese. Lady Gregory abitava proprio a Coole, e i cigni sono quelli che l’autore vedeva quando andava a trovarla.
- Si allude ad una natura sottoposta ad un ritmo sempre uguale a sé stessa, che in passato rasserenava il poeta, ma che ora, proprio perché è rimasta così uguale, mette ancor più in risalto il suo animo profondamente mutato.
Il 1916, anno di composizione di questa poesia, è l’anno della sanguinosa Domenica, in cui la rivolta irlandese è stata soffocata nel sangue, e l’anno dell’ultimo definitivo rifiuto di Maud Gonne alla proposta di matrimonio del poeta.
I cigni fanno parte di un consolidato immaginario, che trova anche riscontro nella mitologia irlandese, in cui sono simbolo dell’amore e della passione.
Verso Bisanzio
I That is no country for old men. The young In one another’s arms, birds in the trees —Those dying generations—at their song, The salmon-falls, the mackerel-crowded seas, Fish, flesh, or fowl, commend all summer long Whatever is begotten, born, and dies. Caught in that sensual music all neglect Monuments of unageing intellect. II An aged man is but a paltry thing, A tattered coat upon a stick, unless Soul clap its hands and sing, and louder sing For every tatter in its mortal dress, Nor is there singing school but studying Monuments of its own magnificence; And therefore I have sailed the seas and come To the holy city of Byzantium. III O sages standing in God’s holy fire As in the gold mosaic of a wall, Come from the holy fire, perno in a gyre, And be the singing-masters of my soul. Consume my heart away; sick with desire And fastened to a dying animal It knows not what it is; and gather me Into the artifice of eternity. IV Once out of nature I shall never take My bodily form from any natural thing, But such a form as Grecian goldsmiths make Of hammered gold and gold enamelling To keep a drowsy Emperor awake; Or set upon a golden bough to sing To lords and ladies of Byzantium Of what is past, or passing, or to come. |
I
Quello non è un paese per vecchi. Il giovane L’uno nelle braccia dell’altro, uccelli sugli alberi —Quelle generazioni morenti — al loro canto, Le cascate di salmoni, i mari affollati di sgombri, Pesce, carne o pollame, raccomandati per tutta l’estate Tutto ciò che è generato, nasce e muore. Catturato in quella musica sensuale ogni abbandono Monumenti di intelletto senza età. II Un uomo anziano non è che una cosa meschina, Un cappotto sbrindellato su un bastone, a meno che L’anima batte le mani e canta, e canta più forte Per ogni brandello nel suo abito mortale, Né c’è scuola di canto ma studio Monumenti della propria magnificenza; E quindi ho solcato i mari e sono venuto Alla città santa di Bisanzio. III O saggi che state nel fuoco sacro di Dio Come nel mosaico d’oro di un muro, Vieni dal fuoco sacro, perno in un vortice, E sii il maestro del canto della mia anima. consuma il mio cuore; malato di desiderio E legato a un animale morente Non sa cosa sia; e raccoglimi Nell’artificio dell’eternità. IV Una volta fuori dalla natura non prenderò mai La mia forma corporea da qualsiasi cosa naturale, Ma una tale forma come fanno gli orafi greci D’oro martellato e smaltato d’oro Per tenere sveglio un sonnolento imperatore; O messo su un ramo d’oro per cantare Ai signori e alle signore di Bisanzio Di ciò che è passato, o che passa, o che verrà. |
E’ tratta dalla raccolta The Tower, del 1928, ed è considerata l’espressione della piena maturità del poeta.
Bisanzio: l’antico impero, un tema tipicamente decadente. Nell’immaginario inglese Bisanzio è considerata un luogo mitico, in cui gli artisti operavano in maniera prolifica e in perfetta sintonia con le società e le istituzioni e tra di loro.
1) Viene presentato tutto ciò che viene abbandonato andando verso Bisanzio. A Bisanzio tutto canta la vita, è luogo fatto per la vita e per chi può goderne a pieno. A Bisanzio l’arte ha saputo superare la natura, e in questa città conta l’arte
v.7/8: i vecchi devono andarsene in luoghi a loro dedicati.
2) Si riflette su cosa sia il vecchio. E’ povera cosa, non può prendere parte alle sensazioni della natura e dell’arte,