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Johann Joachim Winckelmann, storico dell’arte e archeologo tedesco del XVIII secolo, è considerato uno dei fondatori dell’estetica neoclassica.
Nella sua opera, ha cercato di definire e valorizzare il concetto di “bello ideale”, ispirandosi in particolar modo alla scultura greca classica e alle idee estetiche dell’antichità. Uno dei momenti centrali della sua riflessione è il commento alla celebre scultura del Laocoonte, che interpreta come esempio paradigmatico del bello ideale, attraverso un equilibrio di emozione e misura.
Laocoonte e il Bello Ideale
La scultura del Laocoonte, una delle opere più celebri dell’antichità, rappresenta il momento tragico in cui il sacerdote troiano Laocoonte e i suoi figli vengono uccisi da serpenti marini inviati dagli dèi. Nell’opera, le figure umane appaiono avvolte in un conflitto fisico ed emotivo, pur mantenendo una composizione armonica e controllata, in cui ogni muscolo e ogni linea del corpo esprime sofferenza trattenuta e compostezza.
Winckelmann osserva nel Laocoonte un esempio di espressione di dolore trattenuta: il sacerdote non urla di disperazione, ma “trattiene il grido” per mantenere la dignità, incarnando il bello ideale. Per Winckelmann, infatti, il dolore stesso si nobilita quando è rappresentato con compostezza e autocontrollo: questo è uno degli attributi della grande arte greca, che bilancia passione e razionalità. Secondo Winckelmann, i Greci esprimevano le emozioni senza deformare l’armonia e l’equilibrio del corpo umano, riuscendo così a rappresentare una bellezza non solo fisica, ma morale.
Il concetto di Bello Ideale
- Contenimento emotivo: Il bello ideale per Winckelmann implica la capacità di esprimere emozioni potenti ma “temperate”. Il dolore, la sofferenza e la passione non devono mai arrivare a un livello di drammaticità che alteri la proporzione e l’armonia delle forme.
- Serenità e armonia: Anche nelle scene di dolore estremo, come quella rappresentata dal Laocoonte, l’arte greca classica mostra una calma interiore che dà forma al bello ideale, dove l’essenza dell’ideale greco risiede in un distacco sublime dalle emozioni più distruttive.
- Bellezza senza eccesso: Winckelmann credeva che l’arte dovesse esprimere un bello “superiore” e distaccato dagli eccessi drammatici della natura umana, riflettendo invece un ideale eterno e universale.
- Imitazione dell’antico: Winckelmann vedeva nell’arte greca il culmine della bellezza e della perfezione artistica, invitando gli artisti del suo tempo a imitarne i principi. Attraverso questa imitazione, pensava che l’arte potesse elevare la società.
- “Nobile semplicità e quieta grandezza”: Questa famosa frase riassume il bello ideale di Winckelmann, che descrive l’arte greca come perfettamente composta e priva di eccessi, incarnando una forza calma e una maestosità intrinseca.
Winckelmann e l’Estetica Neoclassica
Winckelmann, con il concetto di bello ideale, ha influenzato profondamente il neoclassicismo. La sua idea che la bellezza consista in una misura armoniosa tra forma e contenuto ha spinto artisti come Canova e David a creare opere in cui la semplicità classica si unisce alla forza dell’idea morale, rendendo così l’arte una forma di perfezione etica oltre che estetica.